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AiopMagazine n° 2 - febbraio 2014
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AiopMagazine n° 2 - febbraio 2014

La riforma tradita

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Editoriale - di Gabriele Pelissero

Da più di un anno, tutti i dibattiti politici che parlano di sanità ruotano attorno ad un unico tema: la sostenibilità finanziaria. Per la precisione, la riflessione è partita a novembre 2012, con il grido di allarme pronunciato come un fulmine a ciel sereno dal presidente Monti. Ma da più parti, soprattutto istituzionali, il tema politico viene sviluppato solo in termini contabili, e cioè di calcolo della misura del taglio della spesa destinata indistintamente al comparto sanitario.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: si allungano le liste di attesa, diventate – consapevolmente o meno - uno strumento di politica sanitaria, aumenta la spesa sanitaria privata, aumenta la tassazione nelle regioni sottoposte a piano di rientro. Tutte le ultime indagini confermano questi risultati. Non facciamo quindi fatica a giudicare questa politica come anacronistica e fortemente autolesionista per un sistema che aveva prodotto finora risultati tali da porre l’Italia ai primi posti nelle classifiche dell’OMS sulla tutela della salute.
Ed è più di un anno che Aiop ha posto in evidenza, invece, l’esigenza di puntare su altro, su meccanismi di competizione che rendano il sistema virtuoso, orientato alla qualità delle prestazioni, al miglioramento organizzativo, all’efficienza delle scelte di spesa. Sono stati indicati anche gli strumenti: il pagamento uniforme per tutte le strutture che operano per conto del Ssn, una tariffazione rapportata ai costi sostenuti, la terzietà nei controlli di qualità e nella valutazione finanziaria.
Aiop non ha inventato nulla. Era già tutto scritto nella riforma del 1992 (DLgs n.502/92) e sia il Piano sanitario nazionale 1994-1996 che la sentenza della Corte Costituzionale n. 416 del 1995 ne avevano spiegato il significato, sulle coordinate dettate dai benefici dei meccanismi di competizione e della necessità della libera scelta del cittadino-paziente.
E’ stata una riforma tradita. Sono bastati pochi anni e siamo ritornati al passato: il pagamento a pie’ di lista per le strutture pubbliche, budget e tagli per il settore privato accreditato e una continua crescita della spesa pubblica, nascosta in alcune regioni con una riduzione, di fatto, delle prestazioni.
Da più di un anno partecipo a convegni e cerco confronti personali e confesso di provare un po’ di amarezza quando i temi dibattuti riguardano unicamente il rapporto pubblico-privato in sanità, un discorso in cui si rischia di far prevalere la formalità dell’ideologia più che la sostanza della tutela della salute.
Mi piacerebbe parlare di qualità delle prestazioni, di sforzi per raggiungere l’eccellenza, di cui questo Paese ha pure dimostrato di essere capace. Sono convinto che questi sono i temi che interessano i nostri cittadini, soprattutto quando devono scegliere soluzioni per la loro salute e non guardano la natura giuridica dell’ospedale di cui varcano la porta. Questi sono gli obiettivi che l’Italia merita.

 

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