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AiopMagazine n° 1 - gennaio 2017
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AiopMagazine n° 1 - gennaio 2017

Il cappio

 

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INTRODUZIONE AL 14° RAPPORTO OSPEDALI&SALUTE

Il cappio

di Gabriele Pelissero

Il Servizio Sanitario Nazionale nasce nel 1978 con una indiscutibile aspirazione al monopolio pubblico della produzione di tutte le prestazioni sanitarie, figlio in questo del clima politico degli anni ‘60 e di una analoga concezione già presente nell’originario modello britannico.

La realtà dei fatti non consentì mai la piena attuazione di questa aspirazione iniziale, ma solo agli inizi degli anni ‘90 l’idea del pluralismo degli erogatori, all’interno di un Sistema di welfare, universalistico, sempre rigorosamente governato da Stato e Regioni, troverà una buona elaborazione normativa con i DDLgs 502/92 e 517/92.

Uno scontro infinito
La cosiddetta “riforma della riforma” introduce infatti, da un lato l’idea della aziendalizzazione degli erogatori pubblici, dall’altro un principio di pluralismo e parità fra pubblico e privato che tenta di immettere qualche elemento di competitività nel Ssn quale motore per il miglioramento della qualità e dell’efficienza generale. In questo rinnovato contesto la presenza di operatori di diritto privato all’interno dei Sistemi Sanitari Regionali cresce, seppur disordinatamente in modalità molto diverse da Regione a Regione. Ma pochi anni dopo il grande scontro istituzionale del 1996 fra la Regione Lombardia, che vuole realizzare una vera parità competitiva fra pubblico e privato, e il Governo nazionale, dove il Ministero della Sanità si preparava a varare la terza riforma di orientamento nettamente statalista e pubblicista, raffigura in modo evidentissimo l’esistenza di due visioni inconciliabili del Ssn. Uno scontro destinato a non interrompersi neppure dopo l’approvazione della DLgs 229/99, ma anzi a consumarsi nella quotidianità di uno stile di governo regionale per lo più ostile alla presenza di chi non è pubblico, al quale si contrappone la dinamicità degli operatori privati e il loro continuo e crescente successo decretato dai cittadini e dai pazienti, che quando possono, in tutte le regioni, li utilizzano e ne apprezzano maggiormente le prestazioni offerte.
Per più di 10 anni questa situazione si protrae in una sostanziale continuità senza significativi interventi normativi, mentre la quota di prestazioni ospedaliere rese per conto del Ssn dai privati arriva su base nazionale al 25% del totale, mentre in più di una grande Regione (Lombardia, Lazio, Campania) si spinge verso il 35-40% del totale. La reazione del pensiero statalista e del declinante monopolio pubblico in sanità non poteva, prima o poi, mancare, e sarà la grande crisi dell’economia mondiale e soprattutto quella drammaticamente emergente della finanza pubblica italiana a offrire l’occasione.

La trappola
Già nel 2011 la prima risposta governativa alle crescenti difficoltà della finanza pubblica si era concretizzata con un taglio alla spesa sanitaria con contenuti discutibili, ma l’intervento più radicale e foriero di effetti più negativi sul sistema sanitario si avrà nel 2012 con la cosiddetta spending review del Governo Monti, espressa nel DL 95/2012, convertito nella L. 135/2012. E su questo tema occorre soffermarsi per un approfondimento. Partendo dalla visione complessiva dei tagli al Ssn operati nel periodo 2011-2014, riportati in tabella 1, si osservi in particolare le prime due righe della tabella che evidenziano i ----> leggi tutto nel PDF

 



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