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AiopMagazine n° 2 - febbraio 2017
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AiopMagazine n° 2 - febbraio 2017

Quel vizio tutto italiano di bistrattare la sanità privata

 

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Editoriale - di Gabriele Pelissero

Uno scontro infinito. Così si può sintetizzare l' esperienza del settore privato all'interno del sistema di welfare del nostro Paese, fin dal suo esordio negli anni settanta. Nonostante la crescita costante del comparto privato all'interno dei sistemi sanitari regionali e l'equiparazione con gli erogatori pubblici, raggiunta grazie alla legge Amato del 1992, i governi regionali sono sempre stati per lo più ostili alla presenza del privato, mentre pazienti e cittadini ne hanno decretato il successo, scegliendo sempre di più i loro servizi. A dimostrazione di ciò, ricordiamo infatti che il settore privato oggi copre il 25% delle prestazioni erogate su base nazionale, costando però solo il 15% della spesa complessiva. Eppure, nonostante questo successo, la crisi economica degli ultimi anni ha dato nuovo vigore al pensiero statalista, che si concretizza con i pesanti tagli del triennio 2012-2014 sotto il governo Monti, mirati esclusivamente al settore privato. Un vero cappio al collo, che soffoca una volta per tutte la prospettiva di un Sistema sanitario nazionale pluralistico, improntato a una vera e sana competitività tra erogatori. Un cappio che taglia i servizi, allunga le liste di attesa e fa emergere un disagio sociale, soprattutto nelle Regioni con piano di rientro, che subiscono un'emorragia di pazienti verso regioni più virtuose. Ogni anno più di 700mila italiani si spostano soprattutto dal Sud verso il Nord per sottoporsi a ricoveri in una regione differente da quella di residenza. La mobilità è un fenomeno in continua crescita da 20 anni, con un'accelerazione a partire dal 2010. Ora lo Stato chiede alle Regioni di contenere questo fenomeno, facendo ricorso alle risorse presenti sul territorio. Peccato che proprio quelle risorse, utili ad alzare la qualità e trattenere i pazienti, siano rappresentate dal settore privato, la cui produttività è stata bloccata ai livelli del 2011.
È il paradosso della politica sani­taria italiana degli ultimi anni: da una lato si riducono le risorse, ma dall' altro si chiede alle regioni di limitare l'emigrazione sanitaria. A onor del vero, un tentativo per superare questo ostacolo è stato fatto dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, con la legge 208/2015, che consente al comparto privato di offrire liberamente e senza limiti le prestazioni di alta complessità a tutti i pazienti provenienti da altre Regioni. Ma all'interno della stessa legge, nella seconda parte del comma 574, si introducono elementi sulla copertura finanziaria che tendono a invalidare le aperture precedenti. In altre parole, sebbene la norma non sia chiarissima, si rischia che le prestazioni erogate ai pazienti di altre Regioni, debbano essere pagate sottraendo servizi ai propri cittadini. Qualunque sia la corretta interpretazione, siamo di fronte al perenne scontro fra una burocrazia centralista, poco attenta alla qualità del servizio e una visione aperta e concentrata sulla soddisfazione del paziente e sulla promozione della qualità. Per sciogliere questo nodo, la risposta burocratica che pensa di chiudere le frontiere sanitarie regionali rischia di provocare il collasso del Ssn, proprio quando è invece indispensabile salvaguardare la libertà di scelta dei cittadini e attivare politiche di crescita qualitativa e di sviluppo di tutti i Sistemi sanitari regionali, anche con un maggiore e migliore utilizzo della fondamentale risorsa rappresentata dal privato accreditato. Nel momento in cui è stato presentato il 14° Rapporto, il nuovo Governo ha mosso i primi passi in direzioni che non si sono ancora evidenziate. Ma per noi, come per tutti coloro che nei più diversi ruoli e con le più varie mansioni, con serietà e responsabilità, ogni giorno si confrontano con la vita reale, ogni giorno sorge il sole e ogni giorno chiede un rinnovato impegno.
La rete di aziende ospedaliere associate ad Aiop eroga in tutte le Regioni italiane decine di migliaia di prestazioni di ricovero e ambulatoriali ai pazienti che le chiedono con fiducia, e ha richieste superiori a quanto le viene concesso di offrire. Con ogni probabilità non pochi cittadini che oggi devono spostarsi, migrare in altre regioni per trovare cure efficaci e affidabili, potrebbero trovare risposte soddisfacenti sul proprio territorio, se il privato accreditato fosse messo in condizione di rispondere a questa domanda. Ma il ripristino della libertà di scelta del luogo di cura per tutte le patologie e per tutte le Regioni significa anche innescare un meccanismo virtuoso che, unito a una vera e generale applicazione del pagamento a prestazione nel finanziamento di tutti gli erogatori pubblici e privati, può incentivare l'investimento, la competizione virtuosa e, lo sviluppo di centri e di reti di eccellenza, contribuendo in modo determinante a mantenere l'intero Ssn in linea con i migliori sistemi di welfare sanitario europeo. L'esperienza di tutto il mondo mostra che questo non avviene senza un adeguato contributo di capitali e risorse umane da parte dell'imprenditorialità sanitaria, e per questo l’impegno di Aiop in difesa del Ssn e della presenza in esso dei propri associati rappresenta un valore per tutto il Paese.

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