Protagonisti del proprio futuro
Nessuno può scegliere quale periodo storico vivere. Più volte, durante i miei sei anni di presidenza nazionale Aiop (2012-2018), ho raccontato di aver ricevuto, proprio durante le giornate assembleari 2012, la cortese telefonata dell’allora Ministro della Salute, Renato Balduzzi, con la quale, oltre ai graditi auguri per la mia elezione, mi preannunciava una visione governativa non certo favorevole all’ospedalità privata. La promessa di Balduzzi, frutto della peggiore crisi economica dal dopoguerra, era seria e concreta. Dalle politiche economiche e sanitarie del Governo Monti sono sorti i problemi riguardanti le tariffe per le prestazioni sanitarie, quelli che hanno coinvolto le piccole strutture ospedaliere e i nuovi parametri delle reti ospedaliere regionali, i budget ridotti e contingentati per la sanità accreditata, le minacce sulla mobilità interregionale dei pazienti, solo per citarne i principali. Sembrava di rivivere uno dei quei periodi cruciali della storia recente in cui la stessa presenza della sanità privata accreditata veniva messa in discussione.
La centralità del cittadino e la mobilità sanitaria
Nessun operatore sanitario, amministratore pubblico o leader politico vi dirà mai di essere contrario alla centralità del cittadino nelle scelte di politica sanitaria. Il tema della centralità del cittadino è tuttora ripetuto come un mantra nei titoli di convegni pubblici, nei quali riscopriamo il cittadino-paziente “ragion d’essere” del Servizio sanitario nazionale. Ed è una gara nell’enunciare i migliori proclami sul fatto che tutti gli sforzi, tutte le migliori intenzioni sono rivolte a quel cittadino italiano che, consapevole o meno, ha chi pensa a lui nelle situazioni di bisogno sanitario. Ma è proprio così?
Quella tentazione della sanità low cost
Nel dibattito su come garantire universalità e sostenibilità al nostro Servizio sanitario nazionale mancava l’ipotesi della sanità low cost. É quella che abbiamo letto, a firma di Milena Gabanelli, sulle pagine del Corriere della Sera lo scorso 5 febbraio. La Gabanelli è una brava e ben conosciuta giornalista, e proprio per questo, il suo articolo merita una riflessione per evidenziare conclusioni affrettate a premesse non corrette. Nel reportage viene messo in luce come le prestazioni di diagnostica e di laboratorio rese in una struttura sanitaria non accreditata siano offerte ad un prezzo decisamente inferiore rispetto a quello che le Regioni riconoscono agli ospedali pubblici e alle strutture accreditate con il Ssn. Se fosse preso a riferimento quel prezzo – viene sostenuto nell’articolo – si realizzerebbe un risparmio di 100 milioni di euro per gli esami diagnostici e 2 miliardi per gli esami di laboratorio. Insomma, in un periodo di vacche magre, un bel risparmio!
L’alba di una nuova legislatura
La configurazione del Ssn che si profila al termine del XVII legislatura, dopo lo scioglimento delle Camere del 28 dicembre scorso, è molto simile all’immagine di un fortino sotto attacco. Quasi sei anni di spending review hanno inferto così tanti colpi da uscirne ancora in piedi, ma certamente malconcio. É quanto ha registrato il 15° Rapporto Ospedali & Salute presentato da Aiop lo scorso 17 gennaio, dando evidenza del peggioramento di alcuni parametri di rilevanza sociale (liste d’attesa, rinvii e rinunce, mobilità interregionale).
Il futuro della sanità in Italia
Il 17 gennaio a Roma, la presentazione del 15° Rapporto Ospedali & Salute, un appuntamento per conoscere lo stato di salute del sistema ospedaliero nazionale. L'Italia ha bisogno di un Ssn adeguatamente finanziato, che lavori per cercare sempre più alti livelli di qualità ed efficienza, che accetti al proprio interno la coesistenza di pubblico e privato accreditato, in condizioni di parità di diritti e doveri e in competizione virtuosa, per raggiungere una sempre maggiore qualità. Con la realizzazione di un sistema pluralistico verrebbe confermata e salvaguardata la libertà di scelta del cittadino.