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AiopMagazine n° 10 - ottobre 2014
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AiopMagazine n° 10 - ottobre 2014

Oltre la crisi



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EDITORIALE - di Gabriele Pelissero

Abbiamo ascoltato troppe voci ottimistiche sull’imminente fine della crisi economica in Italia per poterci credere. Ne sentiamo parlare da almeno 4 anni e ormai abbiamo capito che il “tunnel” è ancora lungo. Le parole dei giorni scorsi, in tal senso, del ministro dell’Economia Padoan, di una crisi peggiore del ’29, non fanno che confermare questa convinzione.
Ma che Italia sarà quella che troveremo alla fine di questo percorso? E’ importante farsi questa domanda, perché c’è la falsa idea che la crisi sia come una parentesi, un temporale improvviso, più o meno violento, per poi tornare alla situazione di partenza, alla spensierata Italia che abbiamo lasciato qualche anno fa che con tecnicismi di politica monetaria era in grado di far fronte a qualunque sforamento del debito pubblico, non a caso salito dal 55% di metà anni ’70 al 135% del 2010.
Non sarà così. Il cambiamento degli equilibri politici e soprattutto economici nel mondo richiederà un cambiamento nel Paese. Soprattutto culturale. E tra le novità che si profilano in tal senso c’è quella di una inedita concezione del ruolo e della funzione dell’imprenditore. Dopo una lunghissima stagione culturale di scarsa considerazione, se non di esplicita denigrazione nelle vecchie propagande sindacali, si comincia ad avvertire il cambiamento con la valorizzazione delle figure di uomini e donne che rischiano in proprio mettendosi in gioco, e che dal mattino alla sera pensano allo sviluppo della propria azienda, la casa comune di imprenditori e lavoratori. Con parole analoghe lo stesso concetto è stato affermato giorni fa non a caso dal premier Matteo Renzi.
L’Italia di domani non potrà essere il Paese degli eserciti di statali, regionali e comunque dipendenti della P.A. nelle diverse casacche. Dovrà essere un Paese che misurerà il suo sviluppo in termini di produttività e competizione all’interno e all’esterno del Paese. E per questo obiettivo occorrono imprenditori all’altezza, capaci di declinare la creatività italiana con le sfide del futuro, e soprattutto una legislazione che non ne mortifichi la presenza, con una burocrazia inadeguata, se non addirittura nemica.
Il settore della sanità non è sfuggito alle connotazioni ideologiche. A 35 anni dall’istituzione del SSN, a più di 20 anni dalla riforma del 502, tutti i dibattiti di politica sanitaria nazionale e regionale hanno continuato ad essere incentrati sul rapporto pubblico-privato, invece che sull’utilità sociale dell’azione di ogni componente del sistema con cui confrontarsi. Speriamo che il vento della crisi spazzi via queste incrostazioni del passato e ci mostri il volto di un Paese moderno, a misura di cittadino.
La storia ci insegna che la crisi è un momento di pericolo, ma anche di opportunità. In questo senso, cominciare a ragionare “oltre la crisi”, in un quadro post ideologico, deve essere un esercizio razionale di servizio a se stessi e al Paese.

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