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AiopMagazine n° 7-8 - luglio 2017
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AiopMagazine n° 7-8 - luglio 2017

Ancora troppa confusione

 

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editoriale - di Gabriele Pelissero

Il 14° Rapporto Ospedali & Salute ha rilevato che nel 2016 solo il 37,4% degli intervistati era a conoscenza con chiarezza delle opportunità di scelta, a parità di costo, tra ospedali pubblici e ospedali privati accreditati. É una indagine presente fin dal primo Rapporto, ma da allora questa percentuale non è cresciuta di molto (nel 2004 la percentuale era del 25,6%). Come è possibile che a quasi 40 anni dall’istituzione del SSN continui ad essere così significativa la percentuale di cittadini italiani con una conoscenza limitata delle possibilità dell’offerta ospedaliera gratuita? Possiamo fare tre ipotesi. La prima è che molti cittadini percepiscono poco questa differenza: vanno nell’ospedale in cui è presente la specializzazione di loro interesse, sono a conoscenza della qualità delle prestazioni, forse è anche vicino casa. Probabilmente non sanno che si tratta di un ospedale privato accreditato, o nemmeno se ne curano visto che la struttura si comporta come un qualsiasi ospedale che eroga il servizio pubblico garantito dal SSN. La seconda ipotesi è che questa scarsa consapevolezza nasca dalla confusione generata dai media con il proprio linguaggio, che pure dovrebbero aiutare nella correttezza delle informazioni. I termini “privato” e “privatizzazione” spesso sono associati al settore delle cure “non accreditate” con il SSN e rimandano quindi al concetto di “pagamento”. Un settore significativo per il sistema sanitario, ma che riguarda circa il 3,5% dei posti letto ospedalieri italiani, rispetto al 29,7% dei posti letto privati accreditati (592 istituti ospedalieri sono privati accreditati in Italia, rispetto ai 65 privati a pagamento). Nel linguaggio dei media questa importante distinzione fa fatica ad affermarsi, generando confusione nell’opinione pubblica e scarsa consapevolezza delle opportunità offerte dalla rete di ospedali privati accreditati (significativa è la recente rilevazione del sito Doveecomemicuro, in cui ai primi posti nel volume delle prestazioni effettuate si alternano indifferentemente istituti pubblici e privati accreditati). Non aiuta in tal senso anche l’incomprensibile comportamento di moltissimi CUP regionali (centri unici di prenotazione), che offrono ai cittadini in cerca di informazioni le sole possibilità offerte degli ospedali pubblici, escludendo deliberatamente gli ospedali privati accreditati. I motivi inconsapevoli o dichiarati di questo atteggiamento ci introducono alla terza ipotesi, che è di carattere ideologico e che ritiene la cura della salute di sola competenza pubblica e quindi da presidiare con la sola presenza di erogatori di proprietà e a gestione pubblica. Questa impostazione è chiaramente ideologica e non si basa sull’analisi reale dei bisogni di salute dei cittadini-pazienti. La percentuale dei cittadini che ritengono che il SSN debba utilizzare al meglio tutte le strutture del territorio, pubbliche e private, per soddisfare i bisogni di salute sale al 90,6% (sempre nel 14° Rapporto O&S). Né vale il riferimento all’art.32 della Costituzione, che assegna allo Stato il compito primario della tutela della salute, senza specificare le modalità per il perseguimento di questo compito, che le leggi del 1978 e del 1992 hanno poi individuato nella rete integrata pubblico-privato accreditato. Queste considerazioni, che sarebbe necessario approfondire anche negli aspetti della sostenibilità economica del sistema che danno ragione al sistema “misto” italiano, ci portano ai temi della comunicazione. In un mondo di informazioni moltiplicate nella quantità e nelle fonti – e per questo anche bisognose di “filtri” autorevoli e liberi da pregiudizi – la corretta comunicazione rimane una frontiera che l’Aiop e le singole strutture devono presidiare con intelligenza, ma anche con coraggio. Molto è stato fatto, ma sappiamo che i mutamenti culturali hanno tempi lunghi e richiedono molto altro ancora da fare. 

 

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