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AiopMagazine n° 0 - dicembre 2012
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AiopMagazine n° 0 - dicembre 2012

La necessità di una visione politica adeguata alle sfide del momento

EDITORIALE - di Gabriele Pelissero

Il 10° anno di presentazione del Rapporto “Ospedali & Salute” coincide con una congiuntura negativa nel nostro Paese. Una “tempesta perfetta”, per usare il linguaggio cinematografico, tanto terribile quanto inaspettata nelle dimensioni. Alla crisi economica di dimensioni certamente europee, abbiamo associato in Italia una crisi della rappresentanza della politica che solo apparentemente può essere paragonata a quella di tangentopoli dei primi anni ’90, poiché oggi, rispetto ad allora, mostra tuttora grandi difficoltà a costruire alternative credibili.
Tutto ciò scuote anche il Servizio Sanitario Nazionale, con delle peculiarità ancora più allarmanti. In questi 10 anni, attraverso il Rapporto Ospedali & Salute, che è diventato ormai tradizione a fine anno tra gli operatori, sono state evidenziate le sacche di sprechi, i rami secchi e le tante inefficienze che hanno appesantito un grande strumento di civiltà qual è il SSN. Eppure, come è capitato ciclicamente in questi anni, la solita “corrente” burocratico-ministeriale tende a vedere nella sanità privata accreditata – quella capace di produrre il 25% delle prestazioni con il 15% di costi per lo Stato, quella in prima linea nella certificazione di qualità, quella che è stata in grado in molte regioni di superare l’ospedalità pubblica per complessità delle prestazioni – la più importante fonte di tutti i mali. Non si spiegano altrimenti le recenti bozze ministeriali di regolamentazione dell’accreditamento istituzionale e, soprattutto, di riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera, il cui sicuro effetto è quello di spazzar via con un sol colpo centinaia di eccellenze e migliaia di professionalità riconosciute. Ci viene difficile intravvedere in questi documenti un moderno contributo alla programmazione sanitaria, tantomeno trovarvi una visione politica adeguata alle sfide del momento.
Ma su questo settore non si può né scherzare, né accettare incompetenze.
Il Servizio Sanitario Nazionale, istituito nel 1978, così come lo abbiamo conosciuto finora, con il suo sistema misto di erogatori pubblici e privati, è stato il miglior prodotto del nostro Paese degli ultimi 30 anni. In nessun altro settore, dalla scuola al mondo industriale, dalla ricerca alla cultura, l’Italia ha saputo raggiungere una tale conquista sociale e di civiltà che è guardata con ammirazione nel mondo. Soprattutto da quanti non si spiegano come abbia fatto la piccola Italia a raggiungere i primissimi posti nelle classifiche sanitarie mondiali.
Tutto ciò viene oggi messo in dubbio da una visione miope e burocratico-contabile che pensa che il formalismo giuridico coincida con la concretezza dei servizi materiali, che ignora le particolarità regionali, che non ha assimilato alcun principio di pluralismo e sussidiarietà. Le centinaia di migliaia di prestazioni che i suddetti provvedimenti sposterebbero dal privato accreditato non troverebbero erogatori pubblici efficienti e pronti ad accoglierli, ma costituirebbero liste di attesa su liste di attesa. E non è forse questa la fine del Servizio Sanitario Nazionale?
Non mettiamo in dubbio che l’esigenza di controllo del bilancio pubblico richieda la manutenzione di alcuni meccanismi del SSN, ma poiché si tratta di uno strumento ritenuto dagli italiani fondamentale per la convivenza sociale, ogni aggiustamento deve avere visione politica, luoghi di confronto e ampio consenso popolare, oltre a fondarsi su dati e analisi approfondite e corrette.
Non tutti i giocattoli che si rompono possono poi essere aggiustati..

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