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Sanificazione e ricerca: evidenze scientifiche per affrontare le ICA e l’antibiotico-resistenza
Dall’iniziativa promossa da COPMA a SAN.ITA 2025, un messaggio unanime dal mondo scientifico: il sistema PCHS® dimostra efficacia, sicurezza e sostenibilità nella prevenzione delle infezioni.
Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) e l’antimicrobico-resistenza (AMR) rappresentano oggi una delle sfide più gravi per la sanità pubblica, soprattutto in Italia. Secondo le stime più recenti, il nostro Paese registra da solo circa un terzo dei decessi europei legati all’AMR, con costi diretti e indiretti che superano i 5 miliardi di euro in otto anni. A fronte di questa emergenza, la comunità scientifica ha ribadito, nel corso dell’iniziativa promossa da COPMA nell’ambito di SAN.ITA 2025, l’urgenza di adottare soluzioni già disponibili, validate e sostenibili.
Il professor Walter Ricciardi, igienista e già presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha aperto il panel con un messaggio chiaro: «La situazione italiana è catastrofica e ciò che è stato fatto finora è incredibilmente insufficiente. Abbiamo protocolli efficaci, ma non li applichiamo». L’Italia è stabilmente “maglia nera” in Europa per incidenza di ICA e batteri resistenti, eppure – ha sottolineato Ricciardi – basterebbero interventi sistemici, organizzati e condivisi, per ridurre drasticamente il carico di malattia, con una spesa stimata in soli 2 euro pro capite. A fare la differenza, ha concluso, non è la teoria, ma l’applicazione coerente delle buone pratiche.
Un esempio concreto di questa coerenza è rappresentato dal sistema PCHS®, al centro dell’intervento della professoressa Elisabetta Caselli, microbiologa clinica e docente all’Università di Ferrara, frutto di oltre quindici anni di studi scientifici indipendenti, condotti in collaborazione con COPMA, che hanno portato allo sviluppo e alla validazione di un sistema di sanificazione probiotica basato sulla biocompetizione microbica.
«Il principio – ha spiegato – è semplice: non eliminare tutti i microrganismi, ma favorire quelli buoni, che stabilizzano l’ambiente e riducono i patogeni».
I risultati parlano da soli:
- -80% dei patogeni ambientali rispetto ai disinfettanti convenzionali.
- -99,9% dei geni di resistenza (resistoma).
- Dimezzamento delle ICA in ambienti ospedalieri trattati.
- Nessun evento avverso in oltre 90.000 pazienti monitorati.
- 75% di risparmio sui costi legati alle infezioni.
- Efficacia anche in ambienti non sanitari, come metropolitane e scuole.
Non meno rilevante, ha aggiunto Caselli, è la durata dell’effetto sanificante: mentre i disinfettanti chimici perdono efficacia dopo 30-90 minuti, le superfici trattate con PCHS® mantengono l’azione per almeno 24 ore. Studi internazionali, compresi quelli condotti in Germania, hanno confermato questi dati, portando anche al riconoscimento del sistema nelle linee guida della Commissione per il controllo delle infezioni ospedaliere (KRINKO).
Dal fronte operativo è intervenuto anche il dottor Gianfranco Finzi, presidente ANMDO ed esperto di igiene ospedaliera, sottolineando la necessità di colmare una profonda lacuna culturale: «Ancora oggi molti clinici negano l’esistenza del problema delle infezioni. Serve un cambio di mentalità, ma anche un’azione normativa e gestionale forte». Finzi ha evidenziato il valore della sentenza Travaglino, che ha esteso le responsabilità legali anche ai direttori sanitari e ai fornitori dei servizi di sanificazione. In risposta, ANMDO ha elaborato un vademecum tecnico-giuridico (“Oneri probatori e strategie aziendali”) per aiutare le strutture a dimostrare di aver attuato tutte le azioni necessarie.
Tra gli strumenti concreti citati da Finzi anche le linee guida ANMDO sulla disinfezione e antisepsi, elaborate con il contributo della professoressa Caselli, e un documento di buone pratiche tecniche (550 pagine) pubblicato nel 2021. «Se vogliamo prevenire, dobbiamo investire – ha concluso – in formazione, attrezzature e personale specializzato. La qualità si paga, ma la non qualità costa molto di più».
Nel complesso, gli interventi raccolti durante il convegno convergono su una verità difficile da ignorare: la scienza ha già dato risposte chiare, documentate e replicabili. Il sistema PCHS®, con i suoi dati e la sua impostazione One Health, rappresenta una delle soluzioni più avanzate per coniugare prevenzione, sostenibilità e responsabilità. Spetta ora ai decisori, ai gestori e agli operatori trasformare queste evidenze in prassi quotidiana.