L'unità operativa di medicina diventa centro di riferimento regionale
L'unità operativa di medicina e terapia del dolore della casa di cura Santa Maria Maddalena di Occhiobello diventa centro di riferimento regionale. La struttura è già tra i primi cinque centri nazionali per le cure antidolore. «Un risultato che riconosce alla struttura il carattere di un modello organizzativo tra i pochi in Italia che soddisfa appieno i criteri individuati dalla regione Veneto - spiega il responsabile dell' unità operativa, Gilberto Pari. - Le patologie di nostra competenza sono cefalee, algie cranio-facciali, nevralgie, dolori osteoarticolari, dolore neuropatico e tutte le patologie degenerative e dolorose della colonna vertebrale, come mal di schiena e lombo sciatalgia». Il dolore, nella sua accezione più ampia, colpisce un rodigino su tre con costi sociali elevatissimi in termini di giornate lavorative perse.
In risposta all'articolo pubblicato su Il Corriere della Sera, lunedì 1 ottobre 2018, su Data Room - la striscia curata da Milena Gabanelli e da Simona Ravizza - in cui viene posta l'attenzione sulle prestazioni specialistiche del Sistema sanitario e sulle problematiche relative alle liste d'attesa, il Presidente nazionale Aiop, Barbara Cittadini, ha inviato una lettera. In attesa della sua pubblicazione, condividiamo il testo integrale.
La Nota di aggiornamento del Def, pubblicata recentemente, pone nuovamente in evidenza l’andamento della spesa sanitaria che, ancorché registri un lieve incremento in termini assoluti, non tranquillizza certo gli italiani. Si passa, infatti, dai 115,818 miliardi previsti per il 2018 dall'ultimo Def licenziato dal Governo Gentiloni, ai 116,331 miliardi indicati nella Nota di aggiornamento diffusa in questi giorni. Questo importo non è, però, sufficiente a preservare a e custodire il sistema universalistico e solidaristico, che è proprio del nostro ordinamento.
Di fronte ai numeri, occorre fare due ordini di ragionamenti: il primo più ampio, che guardi all’andamento del Paese, il secondo più analitico, che abbia attenzione alle peculiarità dell’assistenza sanitaria.
Sentenza della Corte di Cassazione n. 22382 del 13.09.2018
Con la sentenza in commento, la Suprema Corte, nel solco del filone giurisprudenziale tracciato dalla pronuncia n. 2837/2014 e recentemente ripreso dalle nn. 7738/2018 e 9417/2018, ha ribadito il principio in base al quale il “tempo tuta” deve essere retribuito esclusivamente quando è il datore di lavoro a stabilire luogo e tempo della vestizione.