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Il Sole 24 Ore

Accordo storico ma ora tutte le regioni deliberino gli aumenti tariffari

«Grazie all' impegno responsabile di tutti gli attori del sistema, abbiamo individuato una soluzione, che risulta sostenibile per le imprese e che ci permette, nonostante non siano stati aggiornati i tariffari, così come prevede la legge, di dare una risposta, dopo 14 anni, agli oltre 100mila lavoratrici e lavoratori, che ogni giorno consentono alle nostre strutture di erogare prestazioni e servizi per dare una risposta alla domanda di salute ai cittadini che vivono in Italia. Il nuovo contratto della sanità privata sarà un contratto importante, perché dopo molti anni, i dipendenti non medici, della componente di diritto privato e di diritto pubblico avranno valori tabellari equipollenti». Nelle parole di Barbara Cittadini, presidente di Aiop (l' associazione italiana ospedalità privata che insieme ad Aris, l' associazione religiosa istituti socio sanitari firma il contratto della sanità privata) c' è forte soddisfazione per il rinnovo di un contratto lungo e complesso. «Questo è il risultato più rilevante, insieme al fatto che è stato acclarato che non avremmo mai potuto rinnovare un contratto senza che fossero aggiornate le tariffe o fosse individuata una soluzione che consentisse, con il sacrificio di tutti, di poterlo fare. È necessario, per comprendere meglio quanto avvenuto, ricordare che noi eroghiamo prestazioni in nome e per conto dei sistemi sanitari regionali e non fissiamo né volumi di attività, né tariffe». Nell' ultima assemblea di Aiop a cui è intervenuto anche il ministro della Salute Roberto Speranza, il nuovo contratto ha ottenuto il via libera a larghissima maggioranza, dopo la preintesa raggiunta in giugno (si veda il Sole 24 Ore dell' 11 giugno) che prevede un aumento medio di 154 euro. Adesso manca la firma finale con i sindacati che avverrà domani proprio al ministero della Salute.

Il contratto della sanità privata era scaduto da 14 anni, ma racconta Cittadini, «la sua storia non è sovrapponibile a quella di altre tipologie di contratti, essendo la nostra una delle due componenti di un Sistema sanitario regolamentato. La norma prevede che entrambe le componenti, tanto quella di diritto pubblico, quanto quella di diritto privato, siano pagate attraverso il Drg (Diagnosis related group, raggruppamenti omogenei di diagnosi), che si può rappresentare come un paniere di tutte le voci di costo delle prestazioni. A causa della crisi economica finanziaria, che il Paese ha attraversato, le tariffe non vengono aggiornate da tanti anni, troppi, cosicché il settore si è ritrovato con tariffe non adeguate da oltre un decennio e volumi delle prestazioni cristallizzati al 2011 meno il 2%, dal DL/95 del 2012». Il risultato di questa situazione sta nel fatto che «il contratto non è stato, finora, rinnovato perché non eravamo nelle condizioni di farlo - spiega Cittadini -. Rinnovarlo, adesso, con la compartecipazione delle Regioni ha senso, non solo in considerazione del numero di anni trascorsi dall' ultimo contratto ma, soprattutto, in un momento emergenziale della vita del Paese». Affrontare il tema del rinnovo era improcrastinabile perché, rileva Cittadini, «non si poteva più andare avanti con un contratto scaduto e molto datato, soprattutto, perché a gennaio è stato rinnovato quello della componente di diritto pubblico».

Un contratto, però, deve essere, innanzitutto, sostenibile.

E la sostenibilità in questo caso si muove su due assi. Il primo è l' aggiornamento delle tariffe, un percorso complesso e che richiede tempi lunghi, il secondo il numero delle prestazioni, che si possono erogare in favore dei cittadini, che è bloccato da anni. «Proprio per questo si è individuata una soluzione nella quale ognuno ha fatto un sacrificio. Lo hanno fatto le Istituzioni, che hanno compartecipato nella misura del 50% al costo dell' aumento del contratto, lo hanno fatto i sindacati, rinunciando agli arretrati, lo hanno fatto le imprese che sono chiamate a fare uno sforzo economico, nella misura del restante 50%, sacrificio importante, soprattutto, in un anno, già molto impegnativo per gli effetti economici derivanti dal Covid 19. Possiamo dire - sostiene Cittadini - che c' è stata una compartecipazione di tutti gli attori del Sistema».

Tra la firma della preintesa e il contratto è però passato molto tempo. «Il Governo nazionale ha predisposto una norma, che è stata approvata dal Parlamento, per consentire alle Regioni di potere incrementare tariffe e budget, l' implementazione di questa norma, però, avviene nelle singole Regioni - spiega Cittadini -. Questo significa che ogni Regione deve fare una delibera o un accordo per rendere operativa e concreta questa compartecipazione al 50% del costo del contratto. Ci sono Regioni come Lombardia, Toscana, Lazio, Sicilia, Marche, Veneto nelle quali è già avvenuto. Ci sono Regioni, invece, come Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna e Bolzano, nelle quali, le delibere sono in stato avanzato, mentre in altre, come Calabria, Campania e Umbria, dove il percorso non è stato, ancora, avviato».
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