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Spesa sanitaria privata: tra mito e realtà. Presentato il Rapporto AIOP sul finanziamento ibrido del sistema salute
Martedì 17 giugno si è tenuto a Roma l’evento AIOP “Spesa sanitaria privata: tra mito e realtà”, durante il quale è stato presentato il nuovo Rapporto del Centro Studi AIOP, dal titolo “La spesa per beni e servizi sanitari: il finanziamento da sempre ibrido del sistema salute”.
Martedì 17 giugno si è tenuto a Roma l’evento AIOP “Spesa sanitaria privata: tra mito e realtà”, durante il quale è stato presentato il nuovo Rapporto del Centro Studi AIOP, dal titolo “La spesa per beni e servizi sanitari: il finanziamento da sempre ibrido del sistema salute”.
L’evento ha acceso i riflettori sulla questione della presunta “privatizzazione” della sanità italiana e ha provato a sfatare alcuni miti che abitano il dibattito pubblico con un approccio basato sulle evidenze e una puntuale verifica delle fonti. I dati presentati mostrano un sistema sanitario italiano strutturalmente duale, dove la spesa sanitaria privata rappresenta circa ¼ della spesa sanitaria totale, senza sostanziali variazioni nel tempo. L’invarianza della spesa privata si spiega anche con la sua composizione: oltre la metà della sanità a pagamento è costituita da servizi odontoiatrici e prodotti farmaceutici, ovvero servizi e beni extra-LEA, originariamente esclusi dalla tutela pubblica. Pur rappresentando storicamente una quota rilevante del finanziamento dei beni e dei servizi sanitari, la spesa sanitaria privata non è in progressivo aumento, ma al contrario, nell’ultimo anno di rilevazione assume uno dei valori più contenuti di sempre, scendendo al di sotto del 2% del PIL. Non esiste, infine, alcuna privatizzazione della sanità, anche perché non esiste alcun ruolo compensativo della spesa delle famiglie rispetto all’andamento della spesa SSN.
L’evento, moderato da Claudio Brachino, ha visto la partecipazione di illustri rappresentanti istituzionali.
Stefano Moriconi, Responsabile della Segreteria Tecnica del Ministro della Salute, ha portato i saluti e l’apprezzamento verso l’iniziativa del Ministro Orazio Schillaci e ha dichiarato: “È importante riconoscere il ruolo della sanità privata accreditata perché è parte integrante del SSN ed è fuorviante intenderla come una forma di profitto privato in quanto concorre all'erogazione di servizi che, soprattutto extra LEA, non possono essere garantiti in toto dal SSN. Almeno da 15 anni, viviamo una fase di inversione degli investimenti sanitari – con una breve eccezione negli ultimi due anni – e se la società non gode di un benessere sanitario, anche gli altri investimenti risultano inutili: una società meno sana è una società più povera. Il vero determinante che incide sulla salute e sull’organizzazione della sanità privata è la demografia. Per questo dobbiamo investire di più in prevenzione e in questo, come in tutto il sistema, la strategia pubblico-privato deve essere sinergica”.
Il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, nella sua lettera di saluti, ha evidenziato la necessità di lavorare per costruire sistema virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato, sottolineando il ruolo del privato accreditato come un alleato prezioso per risolvere alcune criticità e superare le disuguaglianze che ancora permangono a livello territoriale.
Gabriele Pelissero, Presidente Nazionale di AIOP ha dichiarato: “AIOP presenterà da settembre un rapporto con proposte tecniche e soluzioni operative per contribuire al dibattito sulla sanità, oggi spesso troppo ideologico e privo di dati”. Pelissero denuncia una narrazione distorta sulla “privatizzazione”, chiarendo che anche gli operatori privati convenzionati svolgono un servizio pubblico:“Dal 2010 al 2019 la spesa pubblica sanitaria è calata (-0,10% del PIL all’anno), risalendo solo nel 2024 (dal 6,19% al 6,31% del PIL). Tuttavia, le tariffe sono ferme, mentre i costi aumentano, con conseguenze sui rapporti di lavoro. La spesa sanitaria privata in Italia si attesta stabilmente intorno ai 46 miliardi di euro e non cresce a scapito del pubblico. Segue una dinamica autonoma, rispondendo a bisogni diversi e non sostituendosi al Servizio Sanitario Nazionale. Oltre il 50% riguarda prestazioni extra LEA – come odontoiatria, farmaci e presidi – non garantite dal SSN. Il resto comprende prestazioni coperte anche dal pubblico, ma scelte liberamente dai cittadini, come accade in ginecologia e ostetricia. Negli ultimi due anni, nonostante la pressione sul sistema pubblico, non si è registrato un aumento della spesa privata, né un effetto compensativo. Oggi coesistono due sistemi: la sanità pubblica – con operatori pubblici e privati accreditati – e un sistema parallelo, che esiste da sempre e rappresenta il 25% della spesa complessiva. Non possiamo ignorare questa realtà. Se vogliamo tutelare la salute dei cittadini in modo efficace, dobbiamo partire dai dati e lavorare per migliorare l’integrazione tra pubblico e privato. La spesa privata è ormai una componente strutturale e imprescindibile del nostro sistema sanitario”.
Marco Osnato, Presidente della VI Commissione Finanze, Camera dei Deputati: “Ai cittadini non interessa la proprietà delle strutture, se pubbliche o private; quello che giustamente preme loro è avere un servizio di qualità, in grado di garantire assistenza ovunque ce ne sia bisogno, senza sprechi ma allo stesso tempo garantendo il più ampio accesso alle cure. E per ottenere questo bisogna fare squadra. Troppo spesso abbiamo visto fare campagna elettorale su presunti record nelle risorse destinate al Fondo sanitario nazionale, che in realtà hanno raggiunto il massimo storico grazie al Governo Meloni, e presunte inefficienze di un sistema che, a dispetto dei tanti problemi, riesce ancora a difendere l’universalità del servizio proprio in virtù della complementarità tra i diversi attori, capaci di collaborare e integrarsi. I recenti interventi per il taglio delle liste d’attesa, come anche l’importante ddl sulle prestazioni sanitarie che sarà in Aula la prossima settimana, confermano che nessuno più di questo esecutivo è alleato del Ssn e dei suoi operatori, dunque dei pazienti. Il sistema salute ha bisogno non di slogan fondati su un’impostazione dogmatica, ma di soluzioni concrete in grado di valorizzare ogni professionalità”.
Elena Bonetti, V Commissione Bilancio, Camera dei Deputati: “È necessario superare il dibattito ideologico in sanità e puntare su un approccio pragmatico: va creata una sinergia tra pubblico e privato accreditato, garantendo al cittadino prestazioni ovunque. A tal fine sono necessari alcuni interventi urgenti: non più rimandabile la revisione dei DRG, da realizzare insieme alle Regioni. Oggi ci troviamo di fronte a paradossi inaccettabili, come quello delle prestazioni chirurgiche di altissimo livello che sono rimborsate meno di quelle della chirurgia tradizionale. Inoltre, l’inclusione del privato accreditato nei meccanismi di rimborso deve andare di pari passo con il rispetto delle regole del pubblico. I dati ci dicono che sempre più famiglie stanno rinunciando a curarsi, come confermato anche dall'ultimo rapporto Caritas. Questo è un tema da affrontare con serietà, anche attraverso un doppio canale integrato, che unisca pubblico e privato in un’ottica di incremento di disponibilità da garantire gratuitamente ai cittadini e di maggiore efficienza organizzativa”.
Ilenia Malavasi, XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati: “I dati presentati oggi sono interessanti, ben strutturati e offrono una base oggettiva per sviluppare un approccio laico, che possa davvero essere utile all’intero sistema. Troppe volte, purtroppo, il dibattito sulla sanità degenera in contrapposizioni ideologiche, ma credo che l’unica vera direzione da seguire sia quella di assicurare una sanità di qualità, per tutti. Oggi è in gioco il diritto alla salute, quale argine democratico di equità, parità e giustizia sociale. Oggi cresce la fascia dei cittadini poveri, i dati Caritas lo hanno evidenziato solo ieri e sta a noi garantire a questi la possibilità di curarsi. Questi infatti non rientrano né nel costo nella sanità pubblica, a causa delle liste di attesa, né privata, perché non se la possono permettere. Sono dati oggettivi, a cui si aggiunge la carenza di personale, oltre all’appropriatezza delle richieste delle prestazioni. È fondamentale quindi che ogni cittadino possa avere la garanzia di ricevere la prestazione, di cui ha effettivamente bisogno e qualora scelga di rivolgersi al privato, deve farlo in modo consapevole e libero, non perché costretto da un sistema pubblico che non riesce a rispondere. Oggi le risorse non sono sufficienti a dare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini. Il tema è quello della sostenibilità del SSN, dell’appropriatezza delle prestazioni, dei DRG, dei LEA. Insomma servono maggiori risorse e un investimento serio sul personale. Siamo troppo abituati a ripetere che nulla funziona, ma la verità è che il Servizio sanitario nazionale garantisce, anche oggi, prestazioni di alta qualità grazie a professionisti di grande valore, anche nel comparto del privato accreditato. Difendiamolo insieme”.
Ylenja Lucaselli, Capogruppo V Commissione Bilancio, Camera dei Deputati: “La crisi che viviamo parte da lontano. Il vero problema non è la scarsità di risorse, ma la loro cattiva programmazione e gestione. E allora, cosa interessa davvero al cittadino? Non se la prestazione sia pubblica o convenzionata, ma che sia di qualità e fornita in tempi rapidi. Le strutture convenzionate sono a tutti gli effetti parte integrante del Servizio sanitario nazionale. Nel 2024 hanno fornito prestazioni per un valore di 28,7 miliardi: dobbiamo aumentare quella quota, se vogliamo davvero garantire l’universalità del servizio pubblico. Basta con il dogma secondo cui si vuole favorire la sanità privata: noi vogliamo semplicemente favorire la sanità. I numeri parlano chiaro e spiegano la centralità del convenzionato: specialistica ambulatoriale 36%, diagnostica 42%, riabilitazione 68%. È ora di rivedere normative vetuste e di uniformarle dove possibile, ma lo si può fare solo in sede di Conferenza Stato-Regioni. È necessario, poi, ricalibrare i tetti di spesa in base alla domanda reale, non su basi storiche che non riflettono più l’attualità e aggiornare il paniere delle prestazioni tenendo conto dei cambiamenti demografici. Serve individuare indicatori oggettivi, legati a volumi, esiti, soddisfazione dei cittadini: su questo c’è ancora molto da fare. È urgente infine integrare davvero i flussi tra pubblico e privato accreditato: troppe regioni sono in ritardo. Nei bilanci regionali vanno previste voci che permettano acquisti diretti sulla base dei fabbisogni reali. I criteri di programmazione vanno ancorati alla realtà: questo implica anche una modifica della legge sulla governance.
Davide Faraone, V Commissione Bilancio, Camera dei Deputati: “Sono convinto che il sistema sanitario privato svolga una funzione pubblica. Il vero nodo, però, non è ideologico, ma concreto: riguarda l’accessibilità e il costo delle cure. Il quadro è preoccupante. A tal proposito il fenomeno della rinuncia alle cure, come emerge da altri studi, è in crescita e non possiamo ignorarlo. Ma la crisi della sanità è diffusa ovunque, e pubblico e privato si trovano sulla stessa barca: vale per il personale sanitario, che spesso emigra all’estero, come per il nodo delle tariffe. Quando non si riesce ad accedere al pubblico e mancano le risorse per il privato, si crea un cortocircuito. Pensiamo, ad esempio, a esami istologici o cure oncologiche post-intervento: ci sono attese di mesi, e chi può cerca alternative nella sanità a pagamento. Ancora una volta noi chiediamo di sapere il perché non si decida di usufruire dei fondi del MES sanitario. Questa è la vera emergenza: servono risorse straordinarie, aggiuntive e immediate”.
Paolo Barelli, Presidente Gruppo Forza Italia, Camera dei Deputati: “Il contributo della sanità privata è fondamentale: rappresenta una realtà strutturale del Servizio sanitario nazionale. È un elemento da valorizzare, perché svolge anch’essa una funzione a favore dei cittadini, la cui tutela è riconosciuta anche dalla Costituzione, in quanto alla base di certezza per la nostra democrazia. Naturalmente esistono sofferenze su cui è necessario intervenire e colmare le criticità. Il disagio sociale, se non affrontato, rischia di compromettere anche le azioni messe in campo dal governo, in un contesto segnato da debito pubblico, carenza di autonomia energetica e da quella che è a tutti gli effetti un’epoca difficile a livello internazionale. Per questo, una collaborazione solo di superficie tra pubblico e privato non basta più: dobbiamo puntare a una vera e propria integrazione. Non parlo di semplice collaborazione, ma di un’integrazione piena, concreta, strutturale”
Elena Murelli, 10a Commissione Sanità e Lavoro, Senato della Repubblica: “Questo Rapporto ci aiuterà nei lavori della Commissione, che già da alcuni mesi sta approfondendo il rapporto tra sanità privata e sanità pubblica. I numeri parlano chiaro: 30% dei posti letto, il 28% dei ricoveri ospedalieri e ben il 36% delle prestazioni ambulatoriali del SSN sono erogati da strutture di diritto privato accreditato. Sono numeri che parlano da soli, e che dimostrano quanto il privato non sia un “invasore” nel sistema pubblico, ma al contrario un pilastro imprescindibile della sua sostenibilità. Ci sono Regioni dove l’integrazione tra pubblico e privato funziona molto bene, e altre dove, purtroppo, anche nel pubblico i cittadini rinunciano a curarsi a causa delle liste d’attesa. Con il decreto legge sulle liste d’attesa abbiamo voluto imprimere una svolta: il Governo non si limita a stanziare fondi (come già fatto in legge bilancio 2023), ma interviene per governare il sistema. È stata creata una piattaforma nazionale, che sarà gestita centralmente per ovviare alle criticità. Le risorse immesse nel sistema non devono essere usate per ripianare i bilanci delle Asl: devono servire a garantire l’equità di accesso alle cure, alla reperibilità dei farmaci, all’innovazione terapeutica. Dobbiamo intervenire prima, con screening, campagne di promozione della salute e presa in carico anticipata, per garantire un invecchiamento attivo della popolazione. Va incentivata anche la medicina del lavoro, per rafforzare la prevenzione all’interno delle aziende, dove si può arrivare a offrire persino un’assicurazione sanitaria integrativa. L’integrazione pubblico-privato non deve essere vista come alternativa, ma come una possibilità da offrire al cittadino, che deve essere sempre libero di scegliere dove curarsi ed avere accesso alle cure in modo equo su tutto il territorio nazionale”.
Francesco Zaffini, Presidente, 10a Commissione Sanità e Lavoro, Senato della Repubblica: “Il privato accreditato è una componente essenziale e irrinunciabile del Servizio sanitario nazionale. Il rapporto presentato oggi contribuisce a smitizzare l’idea, del tutto infondata, che il governo voglia privatizzare la sanità. Al contrario, il privato garantisce spesso livelli elevati di prestazioni, talvolta superiori a quelli del pubblico. Una sana competizione tra pubblico e privato non indebolisce il sistema, ma lo rafforza: è proprio questa dinamica che consente al SSN di crescere, migliorarsi e rispondere meglio ai bisogni dei cittadini”.
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