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Senza cliniche private il sistema di paralizzerebbe
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Senza cliniche private il sistema di paralizzerebbe

Intervista del Presidente regionale Carlo Stefenelli, pubblicata su "Trentino" il 23 maggio scorso

«La sanità privata in Trentino ha una quota che potremmo definire minima, soprattutto in confronto con altre regioni italiane, ma attrae molti pazienti da fuori provincia e sul fronte delle prestazioni specialistiche dà un contributo indispensabile: se non ci fossero i soggetti privati si bloccherebbe il sistema, con un allungamento delle liste d' attesa».
Lo ha detto ieri il dottor Carlo Stefenelli, primario di cardiologia a Villa Bianca e presidente provinciale dell' Aiop, l' Associazione che rappresenta le cliniche private, dopo l' aumento dell'11 per cento dei fondi provinciali alle cliniche private per l' attività specialistica stabilito dalla Provincia di cui abbiamo scritto sul Trentino in edicola ieri.

Dottor Stefenelli, qual è il rapporto tra sanità pubblica e privata in Trentino?

«Il privato ha percentuali molto basse nel settore dei malati acuti, molto inferiori (meno della metà) rispetto a regioni come la Lombardia. Siamo invece molto più forti sul fronte della riabilitazione e della lungodegenza. Si tratta di una situazione figlia di scelte ormai lontane nel tempo, quando si decise di puntare sul pubblico per la rete degli ospedali provinciali, mentre le strutture private, in particolare gli ex sanatori dell' Alto Garda, vennero dedicate all' attività storica di lungodegenza che già svolgevano. Ma ci sono strutture, come ad esempio Villa Bianca, San Camillo e Solatrix, dedicate ai pazienti acuti.»

La Provincia definisce i volumi di attività delle strutture private, sia sul fronte ospedaliero che ambulatoriale. Che posizione avete su questo tema?
«Diciamo che l' ultimo accordo triennale, raggiunto nel corso del 2018, ci soddisfa. Ma restiamo convinti che la sanità privata potrebbe dare un contributo maggiore alla sanità trentina che funziona molto bene, ma costa anche molto cara.»

Sta dicendo che non c' è efficienza nel pubblico?

«Sto semplicemente dicendo che i servizi sanitari di Trento e anche Bolzano, costano più degli altri, tenendo conto anche dei servizi offerti. È una questione anche territoriale visto che mantenere i servizi in montagna, dove ci sono bacini di utenza molto ridotti è costoso. Sempre conti alla mano, la sanità privata riesce ad ottenere un' efficienza maggiore.»

Che succederebbe alla sanità trentina senza i soggetti privati?
«Per quanto riguarda la degenza ci sarebbero molti meno pazienti in arrivo da fuori provincia che riusciamo ad attrarre con i nostri servizi. Sul fronte dell' attività ambulatoriale dovrebbe rivolgere questa domanda all' Azienda sanitaria, dove hanno piena consapevolezza (e anche soddisfazione) del lavoro che svolgiamo. Se non ci fossero le strutture private le liste d' attesa avrebbero tempi molto più lunghi. Solo per Villa Bianca abbiamo 2 milioni di euro all' anno di attività specialistica.»

Su quale base fa i conti in tasca alla sanità pubblica?
«C' è uno studio condotto dal sociologo Nadio Delai che ha evidenziato la maggior spesa di Trento e Bolzano, sulla base di dati ministeriali e provinciali, tenendo anche conto dei servizi che vengono offerti. Ne esce il ritratto di una sanità pubblica efficace e di qualità, ma anche costosa. Solo Bolzano costa più di Trento.»

Come spiega i minori costi - poniamo - della Lombardia?
«Me li spiego anche con il contributo che arriva dal privato. Nel 1997, di fronte all' allungamento dei tempi d' attesa, la Regione Lombardia ha deciso di dare più spazio ai privati, mettendo di fatto in concorrenza ospedali come il Niguarda (pubblico) e il San Raffaele (privato) e a distanza di vent' anni i risultati si vedono: il saldo positivo tra pazienti in arrivo e quelli in fuga dalla Lombardia è raddoppiato. Questo significa che tanti cittadini italiani, provenienti in buona parte dal sud Italia, hanno scelto gli ospedali lombardi.»

Cosa c' è alla base di questo esodo di pazienti?

«Servizi di qualità e tempi brevi, ma non solo.»

Cos' altro?
«Anche il confort alberghiero è importante. E in Trentino non c' è da stare allegri: in attesa del Not (dove ci saranno camere doppie) l' ospedale Santa Chiara è una struttura ormai troppo vecchia, che dimostra tutta la sua età. Chi entra in uno dei nostri ospedali privati si rende conto della differenza.»

Nel frattempo però la Provincia di Trento recupera terreno sul fronte della fuga dei pazienti.
«Ma se va ad analizzare i dati vedrà che il merito è anche del contributo delle cliniche private. Strutture come Villa Regina di Arco hanno il 64% dei pazienti lungodegenti provenienti da fuori provincia. A Villa Bianca abbiamo la metà dei pazienti acuti che arrivano da fuori provincia. Lo stesso all' Eremo per la riabilitazione. E siamo convinti che potremmo fare di più se la Provincia ci assegnasse più spazio. Le ricordo un dato: il privato in Italia fa il 25% dell' attività con un costo che è il 15% del costo sostenuto.»

Questi costi significano meno servizi al paziente?
«No, sono costi possibili quando non devi tenere aperto un punto nascita in una zona di montagna dove nasce un bambino ogni 3 giorni e nello stesso periodo devi pagare 18 specialisti per coprire tutti i turni.»

Quando dice che il privato potrebbe fare di più, cosa si immagina esattamente?

«Ho un progetto per il futuro che ho illustrato anche all' assessora Segnana quando l' abbiamo incontrata alla nostra assemblea di dicembre. Si tratta di integrare in modo intelligente il pubblico e il privato. La Provincia, con la realizzazione del Not, dovrà avere un organico generoso di medici disposti a muoversi (a rotazione) sul territorio. Alla mobilità dei pazienti dovrà essere sostituita la mobilità dei medici. E in questo scenario il privato potrà dare il suo contributo per la degenza, anche per recuperare la fuga dei trentini che ora vanno (numerosi) in Veneto e Lombardia (pagati con i soldi trentini).»
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